Gonzaga, signori di Mantova

di Ivano Bettin

 

 

Andrea Mantegna, Camera degli sposi. Corte di Ludovico Gonzaga, Mantova, Palazzo Ducale, datato sullo sguancio di destra della finestra «1465 . D . 16 JUNIO».

Sono ritratti, insieme a Ludovico, la moglie Barbara seduta al centro e circondata dai figli Francesco, Gianfrancesco, Rodolfo, Sigismondo, Barbara e Paola.

 

 

Arma: d’argento alla croce patente di rosso, accantonata da quattro aquile spiegate di nero, affrontate due a due. Sul tutto: inquartato nel I° e 4° di rosso al leone di argento coronato d’oro (Lombardia); nel 2° e 3° fasciato d’oro e di nero (Gonzaga).

«In ipsius Clypei campo albo crucem rubeam angulorum Clypei unam aquilam nigram, alis extensis». Sopra il tutto: «Campo rubeo, leo integer cororis albi elevatus in survum, coronam auream habens in capite» inquartato con tre fascie di oro e di nero. (Diploma di Venceslao e Sigismondo Imperatori, 1433)

Alias: (Grande arma della Casa): inquartato: nel I° e IV° d’argento, alla croce patente di rosso, accantonata da quattro aquile spiegate di nero, affrontate due a due; sul tutto partito di due e troncato di due, che dà nove quarti: nel I° di rosso, all’aquila bicipite spiegata e coronata d’oro; nel 2° di rosso, al leone d’argento coronato d’oro; nel 3° d’oro, a tre fasce di nero, nel 4° di rosso alla croce d’oro accantonata da quattro B greche dello stesso; nel 5° d’oro a quattro pali di rosso; nel 6° d’argento al capo di rosso; nel 7° fasciato d’oro e di nero di otto pezzi al crancellino di verde attraversante, nell’8° d’azzurro a due barbi addossati d’oro, accantonati da quattro crocette d’argento; nel 9° d’argento alla croce potenziata d’oro, accantonata da quattro crocette dello stesso. Nel II° e III° troncato: il I° partito di tre, il 2° di due che dà in tutto sette quarti: nel I° di rosso al raggio di carbonchio gigliato d’oro, caricato nel cuore di un carbonchio d’argento; nel 2° d’oro alla fascia scaccata d’argento e di rosso a tre file; nel 3° seminato di Francia, al lambello di quattro pendenti di rosso, nel 4° di nero al leone d’oro, nel 5° seminato di Francia, alla bordura composta d’argento e di rosso nel 6° di rosso a tre nastri d’oro disposti due e uno; nel 7° contro inquartato di Francia e di rosso, alla bordura d’argento. Sul tutto della grande inquartatura: seminato di Francia alla bordura di rosso caricata di dieci bisanti d’oro.

Ornamenti: Il manto. La corona chiusa con cotto: Olympos, in lettere greche, scritto entro il cerchio. Nel manto scarlatto l’arma della grande casa porta le collane dei Grandi Ordini del Toson D’oro e del Redentore.

Cimiero: il monte Olimpo.

Motto: Fides.

Divisa: un monte caricato da un altare con la leggenda: Fides.

Supporti: Un’aquila nera e un cigno d’argento collarinato d’oro. (Vittorio Spreti 1930, vol. III)

 

Da questa grande famiglia si diffusero ben dodici rami principali: quelli sovrani di Mantova e di Nevers, quelli di Novellara (Reggio), di Sabbioneta e Bozzolo, di Castiglione delle Stiviere e Solferino, di Guastalla, di Pomponesco, di Gazzuolo, di Palazzolo, di Poviglio, dei Nobili di Vescovato unico ramo che ancora oggi fiorisce.

 

In origine chiamati Corradi De Gonzaga, anche se non di stirpe regia, erano sicuramente già nobili e ricchi al tempo della Contessa Matilde.

Il primo Gonzaga noto è Abramino de Conradis de Gonzaga del quale si conosce però esclusivamente la data di morte (1210).

Artefice della fortuna del casato è Luigi (probabilmente nato nel 1268) che fu eletto Capitano del Popolo di Mantova il 16 agosto 1328 dopo aver combattuto nella piazza cittadina contro i Bonacolsi, fazione avversa. Enrico VII aveva eletto vicario imperiale di Mantova Rinaldo Bonacolsi, detto il Passerino, che pensava ormai di poter instaurare incontrastato un proprio dominio su tale territorio. Approfittando dei buoni rapporti che intercorrevano tra le due famiglie, Luigi Gonzaga, affiancato dalle truppe scaligere, potè cogliere impreparato il Passerino e usurpargli il comando con un vero e proprio colpo di stato. Alla morte di quest’ultimo, il popolo mantovano, esasperato dai suoi continui maltrattamenti, proclamò Luigi salvatore e signore della città. L’anno successivo l’imperatore Ludovico IV, il Bavaro, lo elesse suo vicario per Mantova. Luigi seppe amministrare con grande oculatezza la cosa pubblica, sia attraverso abili alleanze, sia con proficui matrimoni. Si sposò tre volte: la prima moglie, Rachelina dei Ramberti, detta Bressanina, gli diede numerosi figli e gli conferì importanti possedimenti a Ferrara e a Brescia; prese poi in moglie Caterina Malatesta e, nel 1340, Francesca Malaspina. Morì il 18 gennaio 1360. A lui successero altri quattro Capitani del Popolo: Guido (1360) Lodovico (1370); Francesco (1382) e Gian Francesco (1407).

Guido, nato circa nel 1290, successe al padre nella guida della città ormai sessantenne e fu spesso affiancato in tale compito dal figlio Ugolino che nel 1362 verrà assassinato per invidia dai fratelli Francesco e Ludovico. Grande fu in Guido l’interesse per le arti e nota è la sua amicizia con il Petrarca. Anch’egli ebbe tre mogli: Camilla Beccaria di Pavia, Agnese Pico di Franceschino della Mirandola e di Beatrice della Rosa dei signori di Sassuolo e Beatrice, figlia di Odoardo, conte di Bar-le-Duc e di Maria dei conti di Borgogna. Morì nel 1396, il 22 settembre.

La lotta tra Francesco e Ludovico, dopo l’assassinio del fratello Ugolino, sfociò nell’omicidio di Francesco che permise a Ludovico di diventare Capitano del Popolo nel 1370.

Durante il suo governo Ludovico I si preoccupò di mantenere pacifiche le relazioni con Venezia e Milano e riuscì ad accumulare importanti ricchezze che investì, tra l’altro, nell’arredare Mantova.

Nel 1356 sposò Alda d’Este, figlia di Obizzo III, che gli diede due figli: Francesco che sposerà Agnese Visconti, figlia di Bernabò e di Beatrice della Scala di Verona, ed Elisabetta che nel 1386 diventerà moglie di Carlo I Malatesta, signore di Rimini.

Suo figlio Francesco gli successe nel 1382 nel vicariato imperiale e nel 1388 nel capitanato generale del Comune. Nel 1394 Bonifacio IX lo nominò conte di Gonzaga e il re di Boemia, Venceslao, lo creò marchese di Mantova nel 1403. Tale carica però non venne riconosciuta in quanto Venceslao era stato deposto dagli altri principi elettori più di un anno prima. Nel 1401 fu eletto capitano generale del duca di Milano; conquistò Isola, Rodolesco, Peschiera e Lonato. Francesco è altresì noto per aver fatto decapitare la moglie Agnese (accusata ingiustamente di adulterio) che, in seguito all’avvento degli Sforza nel ducato di Milano, aveva accolto in città i milanesi fuggiaschi mettendo così in cattiva luce Mantova con i nuovi signori di Milano. Dopo questo episodio, nel 1391, il Gonzaga prese come seconda moglie Margherita Malatesta, figlia di Galeotto di Rimini e di Elisabetta da Varano dei signori di Camerino. A lui si devono la costruzione del castello di San Giorgio e il Santuario delle Grazie, la definitiva sistemazione della chiusa di Governolo e il rifacimento del duomo cittadino. Il quarto capitano del popolo di Mantova morì il 7 marzo 1407 a Cavriana.

Gli successe nel 1407 il figlio Gian Francesco, nato nel 1395. Il 22 settembre 1433 Gian Francesco acquistò al prezzo di 12.000 fiorini il titolo di marchese di Mantova dall’imperatore Sigismondo e, contemporaneamente, la dignità di principe del Sacro Romano Impero. Nel 1409, dietro consiglio di Carlo Malatesta, suo tutore, prese in moglie Paola Malatesta dei conti di Pesaro che con straordinaria competenza lo affiancò sempre nel governo della città. Fu il grande mecenate di Vittorino da Feltre. Purtroppo durante l’ultimo periodo del suo mandato, dubitando ingiustamente della fedeltà di Venezia, si alleò ai Visconti contro la Serenissima, scelta che però gli costò gravi sconfitte.

Il suo primogenito Ludovico II nacque il 5 giugno 1412 e, assecondando gli accordi presi dal padre con l’imperatore Sigismondo, nel novembre 1433 sposò l’acuta Barbara, Margravia di Brandeburgo, e gli successe al comando di Mantova nel 1444. Ad eccezione dell’intervento a fianco di Venezia nella lotta contro la Repubblica Ambrosiana, mutato poi nell’appoggio a Francesco Sforza, Ludovico mantenne per tutta la vita un politica volta al mantenimento e al rafforzamento delle alleanze. Di lui si ricorda la grande attenzione rivolta alla cultura: ospitò nella propria corte l’Alberti e il Mantegna che donarono alla città le loro impareggiabili opere (Mantegna dipinse le camere private del Palazzo ducale). Durante questo periodo Mantova ospitò il concilio indetto da Pio II.

Il figlio Federico I, detto il Gobbo, (nato il 25 giugno 1441) gli successe nel titolo di marchese nel 1478 e Lorenzo il Magnifico visitando la città nel 1483 non potè che compiacersi dello splendore della città durante il suo governo. Nel 1463 sposò Margherita, duchessa di Baviera a Monaco, figlia del duca Alberto II e di Anna, duchessa di Brunswick, che nel 1479 venne investita del feudo di Poggio dal vescovo di Mantova.

Francesco II, nato il 10 agosto 1466, fu fatto marchese di Mantova dall’imperatore Federico III nel 1485. È ricordato per aver guidato i Veneziani nella battaglia del Taro contro Carlo VIII di Francia nel 1495. Nel 1499 fu al servizio di Luigi XII di Francia e nel 1503 divenne cavaliere dell’ordine di Sant-Michel e luogotenente generale del regno di Napoli per conto dei francesi. Nel 1490 prese in moglie Isabella d’Este, figlia di Ercole I, duca di Ferrara, e di Eleonora d’Aragona, principessa di Napoli. È durante la loro unione che Mantova  visse il proprio momento di massimo splendore.

Il loro primogenito Federico II nacque il 17 maggio 1500 e passò gran parte dell’adolescenza alla corte romana di Giulio II e a quella francese di Francesco I. Successe al padre nel 1519, nel 1521 ottenne da Leone X il capitanato dell’esercito pontificio e nel 1530 l’imperatore Carlo V, suo amico e coetaneo, gli conferì il titolo di duca di Mantova. Per le sue nozze con Margherita Paleologa (1531) a lui pervenne nel 1536 in feudo il marchesato di Monferrato. Morì il 28 giugno 1540 a Marmirolo.

Dopo pochi giorni dalla sua morte il figlio Francesco III, di soli 7 anni, fu investito del titolo ducale (luglio 1540). Per lui governarono la madre, Margherita, il cardinal Ercole, e Ferrante, vice re di Sicilia, entrambi suoi zii. Nel 1543 Carlo V gli concesse la mano di sua nipote Caterina d’Austria, principessa d’Ungheria e Boemia, figlia di Ferdinando I e di Anna Jagellona: le nozze si celebrarono nell’ottobre 1549, purtroppo però ebbero breve vita perché Francesco morì nel 1550 per alcune complicazioni dovute a una polmonite.

Prese il suo posto il secondogenito di Federico II, Guglielmo nato nel 1538. Fu eletto duca di Mantova e marchese di Monferrato nel 1550 sotto la tutela della madre e del cardinal Ercole suo zio. Raggiunta la maggiore età, nel 1561, sposò Eleonora d’Asburgo, arciduchessa d’Austria, figlia di Ferdinando I. Nel 1573 Guglielmo riuscì ad ottenere da Massimiliano II l’elevazione a ducato del Monferrato. Grazie ad un’attenta e sapiente gestione dell’economia, durante il suo governo le finanze cittadine fiorirono e con le ingenti somme accantonate potè dare avvio a diverse fabbriche, quale, ad esempio, la basilica palatina di Santa Barbara. Lui stesso musicista e collezionista d’armi, molto si prodigò per l’arte. La morte lo colse il 14 agosto 1587 nel castello di Goito.

A lui successe il figlio Vincenzo I nato nel settembre 1562. Personaggio eclettico e vivace, nel 1581 sposò a Piacenza Margherita Farnese, principessa di Parma e Piacenza, figlia del duca Alessandro I e di Maria, infanta di Portogallo, ma il matrimonio, mai consumato, venne annullato dopo due anni. Nel 1584 prese in seconde nozze Eleonora de’ Medici, figlia di Francesco I, granduca di Toscana. Per nulla parsimonioso, investì grosse somme in campo militare (guerra contro i Turchi) e in arredi sfarzosi. Per poter sovvenzionare le sempre crescenti spese di rappresentanza dovette aumentare le tasse ai sudditi, cedere alcune terre e creare feudi in favore di importanti famiglie locali. Iniziava il declino della famiglia. Fu generoso protettore di Tasso, Rubens, Claudio Monteverdi e insuperato collezionista d’opere d’arte. Morì nel 1612 e gli succedette il figlio primogenito Francesco IV (nato il 7 maggio 1586) che nel 1608 prese in moglie Margherita Savoia, appianando così le divergenze sorte tra le due famiglie a causa delle brame sul Monferrato. Da questo matrimonio nacquero Maria e Ludovico. Quest’ultimo però morì presto (1612) per aver contratto il vaiolo (il padre morirà poche settimane dopo a causa dello stesso morbo).

A Francesco IV successe nel 1613 il fratello Ferdinando (nato il 26 aprile 1587). Inizialmente avviato alla carriera ecclesiastica (nel 1607 Paolo V lo ordinò cardinale), nel 1613 dovette prendere il comando del ducato di Mantova che versava ormai in pessime condizioni ed era in subbuglio per la successione. In più il duca Carlo Emanuele di Savoia sperava nell’appoggio del governatore di Milano per occupare il Monferrato. Ferdinando ebbe la meglio grazie all’aiuto di Venezia, del granducato di Toscana e della Francia; la situazione si risolse con la Pace di Milano. Dopo aver rinunciato agli ordini ecclesiastici (16 novembre 1615) nel 1617 sposò Caterina de’ Medici, figlia di Ferdinando I, granduca di Toscana e di Cristina, principessa di Lorena e Bar, ma non ebbero figli, quindi alla sua morte, avvenuta nel 1626, gli successe il fratello Vincenzo II, terzogenito di Vincenzo I. Cardinale dal 1615, abbandonò, seppur senza il permesso della Santa Sede, tale carica nel 1617. Prese in moglie Isabella Gonzaga, figlia di Alfonso, conte di Novellara, e di Vittoria dei marchesi della Torre di Francolise, ma non riuscendo ad avere figli, chiese l’annullamento del matrimonio. Conscio dell’imminente e inevitabile estinzione della linea principale dei Gonzaga, Vincenzo concesse la nipote Maria in moglie a Carlo principe di Rethel della linea di Nevers. Vincenzo II Gonzaga morì il 26 dicembre 1627.

 

 

Bibliografia

- Leone Tettoni - Francesco Saladini, Teatro araldico ovvero raccolta generale delle armi ed insegne gentilizie delle più illustri e nobili casate che esisterono un tempo e tuttora fioriscono in tutt’Italia, 8 voll., Lodi: Wilmant e figli, 1843.

- Giovanni Battista Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, 3 voll., Bologna: Forni, 1886.

- Vittorio Spreti, Enciclopedia storico nobiliare italiana, Milano: Enciclopedia  storico nobiliare italiana, 1930.

- Pompeo Litta, Famiglie celebri italiane, Milano: Basadonna, 1839.

- Dizionario biografico degli italiani, vol. 57, Roma: Istituto della Enciclopedia italiana, 2001.

 

 

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