LETTERE - Libro I - 104

La lettera viene pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1538 dal Marcolini quale editore del Libro I delle Lettere. Pietro Aretino si congratula con il Conte di San Secondo Pier Maria III de' Rossi per le sue recenti imprese e lo invita a mantere la sua militanza presso i Medici, dei quali l'ultimo rampllo, e proprio il figlio di Giovanni delle Bande Nere, Cosimo I è appena salito al potere.

 

A

AL CONTE DI SAN SECONDO

 

Perdonate, signore, a la trascuratezza del mio non vi aver più scritto, perché ha potuto il girar degli anni invecchiarmi la carne, ma non la volontà che ognora ebbi di compiacere con la mia piccola vertù al vostro valore, è così giovane come ella era quando viveva quella eterna memoria. E nel ricordarmi che io faccio tuttavia di lui ho sempre presente voi; e ho udito parlare il signor Giovanni e hollo veduto combattere ne lo ascoltare il ragionamento che ha fatto la fama di quel che faceste sotto Fiorenza e altrove. Onde io non posso se non amarvi, predicarvi e celebrarvi ne la maniera che ho amato, predicato e celebrato il gran zio vostro, gloria de l'armi italiane. O Iddio, che puoi far col cenno quello che non si puote, perché non concedergli la tua bontà solamente il sapere in che felicità è posto il figluol suo? Rallegratevi adunque, poiché il fatal cugin vostro, mercé di Dio, de la fede, degli amici e de la coraggiosa prudenza d'Alessandro Vitelli, cognato a voi, senza alcun dubbio si stabilirà tosto ne la meritata monarchia. E il maggior grado e il più degno che possiate aver oggi è l'andarvene appresso sua eccellenza ne la guerra che par che se gli apparecchi, senza grado, a far con la vertù vostra che il mondo conosca che potete giovare a la casa de' Medici di dentro come le giovaste di fora. E tanto più le giovarete quanto più vi appartiene cotale impresa, benché ogni impresa ne la quale avete militato sempre vi appartenne, per esser voi persona che stimate più l'onor che il sangue. E perché io vi ho per tale, me vi do tutto in preda, e in quella volta che vi degnerete comandarmi conoscerò esservi caro. E a la grazia vostra raccomando l'affezion mia.

Di Venezia, il 15 di marzo 1537.

Pietro Aretino

 

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