Bernardo di Rolando Rossi
 


 

Nella foto in alto la battaglia del Taro (16 giugno 1247); 
in basso la distruzione di Vittoria e il saccheggio del tesoro imperiale (18 febbraio 1248) .

Jacopo Zanguidi detto il Bertoja (sec. XVI), Sala delle Gesta Rossiane, Rocca dei Rossi, San Secondo Parmense (Parma).



Il nobile parmigiano Bernardo di Rolando Rossi è una figura emblematica nella politica duecentesca della sua città.

Rampollo di antica famiglia filoimperiale, nasce da Rolando (o Orlando) prima della fine del secolo XII. Come il padre segue in prima persona gli avvenimenti politici e militari del tempo.

La svolta della sua vita avviene nel 1216 quando sposa Maddalena Fieschi, sorella di Sinibaldo, nipote del vescovo Obizzo, quel Sinibaldo Fieschi che nel 1243 diventerà Papa Innocenzo IV.

Nel 1219 Bernardo Rossi viene delegato da Federico II a seguire le controversie tra Modenesi e Ferraresi sulla libertà di transito e di scambi tra le opposte rive del Po.

E’ Podestà in varie città italiane: Modena (1213, 1214, 1226), Reggio (1221, 1227), Siena (1224), Cremona (1230), Asti (1231), Arezzo (1235), Firenze (1236), Bergamo (1238), Mantova (1239).

Nel 1230 a Ravenna programma con Federico II le azioni da intraprendere contro Milano.

La riforma statutaria di Parma (1233) non lo vede completamente soddisfatto e Bernardo manifesta il proprio dissenso all’Imperatore; successivamente le vittoriose imprese di Federico II in Lombardia (Cortenuova, 1237) paiono rinsaldare l’antica amicizia.

I rapporti tra Bernardo Rossi e l’Imperatore mutano profondamente dopo la elezione al soglio pontificio del cognato Sinibaldo Fieschi, Papa Innocenzo IV, il quale attrae nella sua orbita la nobiltà parmense, a lui strettamente imparentata.

La nomina a vescovo di Parma di Alberto Sanvitale –figlio di Margherita Fieschi sorella del Pontefice, quindi nipote del Papa e dello stesso Bernardo Rossi - segna il definitivo passaggio al guelfismo dei maggiorenti della città, contro la quale si ritorcono le rappresaglie imperiali.

Ormai tra Bernardo Rossi e Federico II è scontro aperto. Costretto all’esilio, i beni in patria confiscati o distrutti, tra trame e rivolte riorganizza le truppe dei fuorusciti.

Si giunge così a domenica 16 giugno 1247 quando i "neo-guelfi" si mettono in marcia verso Parma. Dopo aver sconfitto gli Imperiali (tra i morti il Podestà parmense, l’aretino Enrico Testa) a Borghetto del Taro (località identificabile oggi tra Noceto e Castelguelfo), rientrano in città.

Federico II che si trovava a Torino, pronto per valicare le Alpi e recarsi a Lione per dirimere con Innocenzo IV la questione della ennesima scomunica, rientra sui suoi passi e il 2 luglio 1247 pone l’assedio a Parma, accampandosi ad ovest della medesima. Viene costruito il fortilizio di Vittoria che doveva soppiantare la città "traditrice".

Lunghi mesi di assedio non fiaccano la resistenza dei parmigiani, che il 18 febbraio 1248 con sortite ed azioni tattiche diversificate, nelle quali si distinguono fra gli altri Bernardo Rossi ed i figli Ugolino e Giacomo, coadiuvati anche dai guelfi delle città viciniori, assaltano e distruggono Vittoria. Sul campo, dopo una cruentissima battaglia, restano persino il Marchese Lancia ed il giudice Taddeo di Suessa.

Dopo la battaglia di Vittoria non mancano altre scaramucce tra le truppe "parmensi" e quelle imperiali. Prova lampante il fatto che Bernardo Rossi muoia il 20 marzo 1249, caduto da cavallo, in uno scontro nei pressi di Collecchio, nelle vicinanze di Parma, subito trafitto inesorabilmente dai lancieri nemici.

(Cenni biografici raccolti e inseriti da Pier Luigi Poldi Allaj)


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