La Fiera d’Agosto o "della Fortanina e della Spalla di San Secondo"

(Pier Luigi Poldi Allaj)

 

 

 

 

La Fiera d'Agosto di San Secondo ha origini antichissime, millenarie. Nata verosimilmente nei luoghi dove era stata impiantata la Pieve di San Genesio, ne ha seguito, nei secoli, la storia e le vicissitudini.

 

Dagli atti che riguardano il territorio sansecondino si hanno notizie della Pieve di San Genesio, secondo il Prevosto Giuseppe Maria Cavalli, nel 1016, allorché viene ristrutturata; la notizia purtroppo non è suffragata da documenti ufficiali, ma la sua esistenza appare certa già dal nono secolo. La Pieve è, comunque, esplicitamente menzionata in un documento che porta la data dell'11 febbraio 1084, anche se per trovare l'appellativo «pieve» si deve aspettare il 10 marzo 1199.

 

Appare logico credere che la festa patronale venisse celebrata sin dal momento del primo insediamento plebano: la ricorrenza del 25 agosto, festa di  San Genesio, doveva costituire, senz'altro, motivo di adunanza religiosa gioiosa e, con il passare del tempo, anche commerciale.

 

Nel 1365 venivano cedute, dal Capitolo della Cattedrale di Panna alla potente famiglia dei Rossi, le terre di San Secondo e, parallelamente, diminuiva l'importanza della Pieve. L'antico borgo si attestava all'incirca nell'attuale posizione, veniva eretta la nuova Rocca e, soprattutto, per volontà di Pietro Maria il Magnifico, veniva, con atti del 14, 20 e 22 agosto 1470, soppressa la parrocchialità delle Chiese di San Genesio e di San Secondo che, contestualmente, veniva trasferita nella “Chiesa dell'Annunciazìone di Maria Vergine, posta entro la Terra di San Secondo”.

 

Per la Fiera di San Genesio, la Fiera d'Agosto, che durava un sol giorno, il 25, è ipotizzabile, a far tempo da quell'anno, lo spostamento “per maggior commodo di questi terrazzani, nel luogo, ove si fa presentemente, appena fuori di San Secondo”, come scriveva l'auditore Giuseppe Francini nel 1803. E, con lo spostamento di sede, anche un prolungamento di durata, per includere nei festeggiamenti il giorno 28, dedicato a San Secondo.

 

Della antica festa sui prati attorno alla Pieve di San Genesio è rimasta, nei secoli, perpetua tradizione sino ai giorni nostri, con la celebrazione della Messa, la benedizione dei bambini, la processione, in quel luogo, il giorno 25 di agosto.

 

Con l'avvento dei tempi moderni la Fiera d'Agosto si tiene l'ultima domenica del mese, con prologo che ora ben anticipa il sabato antecedente ed epilogo che spesso supera il martedì seguente, debordando le manifestazioni e le iniziative ben oltre i giorni canonici.

 

La storiografia della Fiera di San Secondo non è molto ampia, ma molto significativa.

 

E’ sempre il prevosto Giuseppe Maria Cavalli ad illuminarci, descrivendo una controversia tra il Feudatario Conte e Marchese Troilo II, da una parte, e il Prevosto della Collegiata e i Canonici, dall'altra:

 

Fà d'uopo qui richiamare in campo una quistione che insorse nell'anno 1570 tra il Marchese Feudatario per una parte ed il Prevosto e Canonici della Prepositura per l'altra. Avevasi per consueto come sopra si è accennato, di raccogliere da questi ultimi i proventi e gli affitti delle Botteghe, le quali si aprivano sui prati della Prevostura in occasione della Fiera di San Genesio, la quale cadeva in ogni anno nei giorni 24 - 25 e 26 Agosto. Il Conte Troilo II Rossi nelle sua qualità di Marchese Feudatario e Signore del Territorio di San Secondo pretendeva di avervi parte per quanto almeno riguardava l'amministrazione di questa rendita. II prevosto che era in allora Mons. Cornelio Rossi unitamente ai Canonici, all'oggetto di garantire i proprii diritti dopo la erezione della Prepositura loro derivati, e quanto al Prevosto appoggiati ad una consuetudine immemorabile di riscuotere e far proprii i detti proventi, avvisarono di sottomettere la contesa promossa alla decisione del Tribunale ecclesiastico; al chè acconsentiva pure il Marchese contendente. La controversia veniva presto composta da Mons. Simone Cassola Vicario generale del Cardinale Alessandro Sforza Legato di Bologna ed Amministratore perpetuo del Vescovado di Parma. II quale avendo in allora a nome e vece del Vescovo intrapresa 1a Visita pastorale della Diocesi proferì sentenza il 10 Aprile 1570 inserta agli Atti del Notario a Cancelliere Vescovile Cristoforo dalla Torre, e decideva che dei sopradetti redditi una metà dovesse servire per lo stipendio di un sagrista della Chiesa Prepositurale, e quando  rimanesse un sopravanzo alla detta metà si dovesse erogare in vantaggio delle due Chiese, cioè dellAnnunziata di San Secondo e della campestre di San Genesio. Decretava inoltre che la nomina di detto Sagrista dovesse tutte le volte essere approvata dal Prevosto e Canonici unitamente al Marchese Feudatario in circostanza di una nuova elezione. E finalmente disponeva che dell'altra metà se ne facesse un riparto tra il Prevosto ed i Canonici della Prepositura secondo quello che si era sempre praticato in addietro. La quale decisione venne accettata concordemente dalle parti, e si accomodò per tal modo il dissidio insorto, non avendo avuto per avventura altro intendimento il Marchese se non chè una porzione di quelle rendite fosse erogata in utilità della Chiesa. In seguito alla quale sentenza il Prevosto ed i Canonici disposero che i prodotti della detta Fiera dei quali si dovesse fare riparto tra loro, non si ripartissero già, bensì si avessero a rifondere nella Cassa dell’Amministrazione del Consorzio. Per tal modo stipendiato il Sagrista, il rimanente si spendesse in provvedere sagri Apparati a Servigio dei Sacerdoti della Parrocchia che non fanno parte del corpo collegiale della Prepositura, e così pure pei Sacerdoti esteri, i quali si recassero a celebrare nella loro Chiesa. Con tale determinazione davasi luogo ad un concorso commune per parte del Prevosto e Canonici a tutte quelle spese, le quali si giudicavano doversi sostenere pel servigio del Culto divino in quella guisa che praticavasi dapprima e fù continuato per sempre fino a chè ebbe a durare separata e da sè la detta amministrazione”.

 

Significativa è la risposta di Antonio Cavali al questionario di Moreau de Saint-Méry, il 22 agosto 1803 (ripreso da M. Saccani, 1803 San Secondo si presenta a Moreau de Saint-Méry, cit.):

 

La Fiera unica sì nell'anno, ma di troppa durata, incomincia i1 25 agosto, e dura a tutto il 28, essendo però l'ultimo giorno dedicato alta festa di San Secondo nella Chiesa Parrocchiale. Dico di troppa durata perché riesce meschina segnatamente ne due giorni di mezzo, ed i Negozianti esteri si slanciano sulla spesa incerti d'un utile che sarebbe certa se la Fiera fosse d'un giorno solo come originariamente o di due al più per comprendersi la celebrazione della suddetta resta che essendo di sola divozione può farsi in qualunque giornata. I Generi che vi si portano sono gli stessi che servono all'uso del Mercato, cui però si aggiungono degl'Orefici, de' Capellai, de' Modisti, e Chincaglieri da Parma ed altrove colle loro Merci, che espongono nelle Botteghe di legno fatte a tale uopo, e disposte ordinatamente sulla Piazza, a differenza del luogo mentre tutto si vende sulla Piazza della Rocca, ed i Bovini in un prato annesso co' Cavalli, ove per commodo de contrattanti vi è trasportata una Dogana volante. La Fiera è guardata dal militare, che à il suo quartiere sulla piazza medesima, ed altre sentinelle doppie a tutte le strade che gli danno ingresso, per impedire non vi entrino Bestie, Cani, Cavalli e Carozze, a disturbare quel piccolo commercio, ad evitare gl'inconvenienti. Per ordine superiore s'astengono in questi giorni gli sgherri d'intervenire nella fiera civile ad esercitare il loro ufficio, essendo a carico delle Milizie forensi del Paese vegliare per buon'ordine nella Fiera pattugliando giorno e notte per mantenervi la tranquillità”.

 

Per decenni sede della Fiera, o meglio delle attività propriamente ludiche e un tempo anche circensi, è stata Piazza Mazzini, Piazza della Rocca. Un suggestivo festival veniva montato nei prati antistanti il Piazzale della Stazione, all'incrocio verso Parma. Manifestazioni gastronomiche, promozionali e anche squisitamente culturali, allestite da gruppi e associazioni, hanno da sempre occupato Via Roma, Via Garibaldi, il Parco e alcune Sale della Rocca. E non vanno dimenticate le partite di calcio e la corsa ciclistica del martedì, sino alla fine degli anni settanta lungo i viali di circonvallazione, e poi, per esigenze federali e di traffico, il giovedì antecedente, su un circuito extraurbano tra Corticelli, Ronchetti e la parte sud del paese.

 

A partire dal 1957, un gruppo di sansecondini provvedeva a formulare l'attuale denominazione di Fiera della fortanina e della spalla di San Secondo, intitolando la tradizionale ed antica Fiera d'Agosto, che pur sempre conserva tutto il suo fascino millenario, ai due tipici prodotti delle nostre terre.

 

Le ragioni e le motivazioni, ad una prima ricerca – lo confesso – alquanto superficiale, mi sono parse piuttosto controverse. Non voglio oltremodo sottilizzare, consapevole di innescare una polveriera: ho sentito addirittura parlare (cito solo i peccati, non i peccatori) di spalle che venivano cotte per problemi di conservazione. E in questo ginepraio ci cascherebbe, pure, l'altro prodotto tipico, quella fortanina che poi dovrebbe essere la fortanella, anche se oggi riusciamo a mala pena a trovare la “fortana del Taro”!

 

Sta di fatto che a San Secondo nella seconda metà degli anni cinquanta nasceva la Pro Loco, animata tra gli altri dal dott. Enrico Bandini, dal dott. Luciano Corradi, da Remo Allegri (vicesindaco), da Giacomo Vighi (sindaco). A questa associazione va il merito del tentato (e riuscito) primo grande rilancio commerciale e turistico dei prodotti e della zona di San Secondo. Venivano fatte le cose in grande stile. Un pittore emergente, Carlo Mattioli, creava il bozzetto, 1'omino che porge su un piatto, sullo sfondo della Rocca, la spalla e la bottiglia. Venivano lanciati buoni-spalla dagli aerei e inviati altri nello spazio con palloni sonda.

 

Come per tutte le cose che si rispettano, che nascono da tradizioni millenarie e che esse stesse dovranno assurgere a tradizioni millenarie (e poi a San Secondo...), non manca una ricca aneddotica, a cominciare dalla misteriosa sparizione del quadro originale di Mattioli e la sua presunta riapparizione, negli anni ’80, in un atelier di Via Nino Bixio a Parma. Un felice quanto nostrano Sherlock Holmes aveva creduto di avere risolto l'enigma: trattavasi purtroppo di una banale riproduzione che ora sta rintanata alla Fiorita. Che dire, poi, della ristampa della cartolina con relativo annullo postale del 1985, anno di una sedicente trentesima edizione, anticipata di un anno?

 


CONTI  CHE  NON  TORNANO

   
 

 

Nonostante tutto, la Fiera di San Secondo riesce da sempre a calamitare nelle nostre terre un pubblico molto interessato. Due fette di spalla ed un buon bicchiere di fortana (-ina, -ella) aiutano, certamente, a far dimenticare le fatiche delle vacanze, prima di riprendere il sospirato lavoro e gli autunni più o meno accaldati.

 

 

Pier Luigi Poldi Allaj, © 2006-2008

 

 

 

 

Corte dei Rossi