UOMINI ILLUSTRI


 

Ernesto Vighi 

di Gianni Cavazzini

(da "San Secondo Parmense - Antologia di Personaggi - 1700-1900", 
Catalogo della mostra, 
Rocca dei Rossi 28 agosto-10 ottobre 1982)

 

Nasce a San Secondo P.se il 1° aprile 1894 da una famiglia di agricoltori. Inizia gli studi presso l'Accademia d'Arte di Parma diplomandosi nella sezione scultura nel 1912, ottenendo il premio "Viaggio di istruzione artistica". 

Suoi maestri sono stati: il pittore Cecrope Barilli e lo scultore Ettore Ximenes. 

Al termine degli studi a soli 18 anni sotto la guida del Maestro Ximenes collabora alla composizione del monumento che Parma dedica a Giuseppe Verdi. 

Ex ufficiale combattente, ferito e decorato nella guerra 1915/18, torna a San Secondo e riprende a plasmare la creta, quasi per istinto si ispira a piene mani ai ricordi della trincea. 

Trascorsi pochi mesi si trasferisce a Roma e vive la grande avventura della Capitale. Nel 1924 è Professore "incaricato" di plastica decorativa nel Regio Istituto Professionale di Roma. Partecipa a diversi concorsi per la cattedra di insegnamento del disegno e della scultura, ma nonostante fosse sempre stato "giudicato idoneo", rimarrà docente "incaricato" per tutta la sua carriera di Professore. 

Il 25 settembre 1923 si inaugura in San Secondo P.se il monumento ai caduti. È una figura di fante posta su una piramide di travertino. Statua ardente realizzata con voluta rudezza di tratto che le dà forza e volontà tesa fino allo spasimo. 

Nel 1924 la Commissione Giudicatrice per il "Concorso per le fontane di Roma", gli assegna il premio di 2.000 lire per il bozzetto ideato per la Piazza dei Quitrini. Ha linee sobrie e semplici, architettura leggera, slancio nelle figure, è un bozzetto agile, svelto, ampio di respiro, che quasi si direbbe rallegra il cuore. 

MOSTRE: Nel giugno del 1933 a Roma è presente con una personale al Circolo della Stampa Romana. Il Messaggero del 20 giugno 1933 nelle "Note d'Arte" concludendo la nota critica sulla mostra scrive "forza plastica, evidenza di espressione, dolcezza di movimento, forte senso di chiaroscuro, sintetismo di forma, sono queste le qualità che rendono all'artista la dovuta e non comune considerazione". 

Salsomaggiore (Parma) fra le tante opere presenta il "Trasporto del ferito" acquistato dal Comune di Parma; Monza: maggio/ottobre 1925 "II Mostra internazionale delle arti decorative'; 

Roma 1925: Terza biennale d'Arte presente con l'opera "Maternità"; Roma 1939: Quadriennale d'Arte Nazionale partecipa con la scultura "Afrodite".

Partecipa inoltre alla mostra internazionale di Firenze, a quella d'Arte sacra a Roma con l'opera "L'Annunciazione" bassorilievo che suscita enorme interesse. Ancora mostre organizzate dai Sindacati di Roma, infine è presente a Ostia con statue ritratti.

Fra le opere piú significative si possono ammirare: "Santa Chiara" e "L'Annunciazione" nella facciata di Santa Maria degli Angeli di Assisi;

La "Didattica" nella facciata del palazzo del Ministero della Pubblica Istruzione.

Un magnifico "bassorilievo" nel Monumento ai Caduti di Pontecorvo;

"Il cieco" Municipio di S. Secondo P.se;

"Il fante", monumento ai caduti di S. Secondo P.se; "Due figure" poste all'ingresso del Cinema Teatro Regina di Roma;

"La pietà" cappella gentilizia Famiglia Ferrari S. Secondo P.se.

Non è che tutta la sua opera sia qui indicata, coi monumenti ai caduti e alle statue religiose, ai bassorilievi liricamente sublimanti nella fede, alle simboliche figurazioni della vita e di morte, Egli elabora copie di ritratti, di studi di nudo ben modellati e armonici, complessi architettonici e gruppi di rilievo di salda linea.

Il 29 dicembre 1930 partecipa a Roma alla prima Mostra Internazionale di Arte Sacra e l'apposita commissione gli assegna la medaglia d'argento.

Nel 1923, viene eletto nel Consiglio di Amministrazione dell'Associazione Artisti Internazionale con voti 110 su 147 votanti. Carica che manterrà per diverso tempo. Cosa disse di sé.

Informato dell'uscita di una pubblicazione in occasione dell'inaugurazione del Monumento ai Caduti di S. Secondo e che la stessa pubblicazione doveva tracciare i tratti artistici dello scultore disse: "Se volete parlare di me, dite una cosa sola, di cui del resto vado sinceramente orgoglioso, dite che sono nato da umile gente, che dalla stessa povertà delle origini ho tratta la forza di sacrifici senza nome, che il piccolo porto che ho conquistato nel mondo è dovuto alle mie opere, alle mie azioni, ad un'attività senza posa, oscura, tenace invincibile".

Muore a Parma il 14 ottobre del 1950.

L'esperienza artistica di Ernesto Vighi riceve i suoi stimoli dai rapporti con la tradizione classica e dalle suggestioni della scultura moderna.

I caratteri stilistici si ritrovano quindi nell'eleganza del modello, nella finezza del rilievo plastico, nella fluidità dei ritmi compositivi.

Sono questi i valori che impongono la personalità di Vighi all'attenzione della cultura romana alla svolta degli "anni trenta".

Dalle opere raccolte per questa mostra commemorativa che presenta a San Secondo e alla sua gente le qualità di uno dei suoi artisti piú significativi si rivela in primo luogo la straordinaria attività di Vighi alla manipolazione del materiale plastico, sia nel processo diretto della terra cotta che in quello mediato della fusione in bronzo. Cosí la materia calda della terra "in cottura" consente a Vighi di toccare esiti di estrema dolcezza espressiva nei volti e di armoniosa eleganza nelle figure. Cosí i passaggi del processo a "cera persa" conducono l'artista a risultati di vibrante tensione nella realtà ricercata nel bronzo.

Un altro aspetto dell'attività dello scultore è costituito dalla esecuzione di opere per edifici pubblici a Roma: il Ministero della Pubblica Istruzione, la sede dell'Azienda Trasporti Urbani, la Stazione della linea ferroviaria Roma-Viterbo ed altri.

In questi interventi Vighi si richiama ai modi della statuaria celebrativa e dell'espressività monumentale.

È un momento, questo, che testimonia una disponibilità ad operare anche in grandi dimensioni.

È certo però che i valori piú profondi della scultura di Vighi si ritrovano nei piccoli bronzi e nelle morbide terre cotte di cui si ha una precisa documentazione nella mostra allestita nella Rocca dei Rossi in San Secondo: in queste opere l'artista si impone come una delle personalità piú interessanti della scultura italiana nel perido degli "anni trenta".

La grazia morbida di una ballerina, la dolcezza di un profilo, la finissima trama di un bassorilievo rivelano doti autentiche di scultore: quelle doti che Vighi esprime da un lato mediante il richiamo alla tradizione classica italiana, dall'altro con la ripresa di alcune forme della scultura europea di questo secolo.


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