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CREMOLINO: I MALASPINA NEL MONFERRATO
(am. boc.  25/6) - Sabato 
mattina risultava particolarmente affollato e prestigioso il convegno tenutosi a 
Cremolino, al Centro Studi Fondazione Karmel nell'ambito della rassegna 
provinciale "Paesaggi e Castelli, Percorsi nell'Alto Monferrato". Patrocinato 
dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di Alessandria, dalla Fondazione CRA, da 
Castelli Aperti e dall'ADSI, il convegno "I castelli dei Malaspina nel 
Monferrato. Un progetto di valorizzazione locale", era guidato da Maria Elena 
Gallesio-Piuma, Ordinario di diritto commerciale e fallimentare all'Università 
di Genova, che sapeva legare le relazioni con un coltissimo "fil rouge", guida 
di tutta la giornata.
Introducevano i lavori gli Assessori provinciali Gianfranco Comaschi e Maria 
Rita Rossa, che facevano riferimento alla serie di iniziative di valorizzazione 
e ricerca, legata al Protocollo d'intesa di palazzo Ghilini, circa la 
valorizzazione del territorio e dei beni preziosi rappresentati dai castelli e 
dai contenitori culturali. Si tratta di costruire un approccio scientifico alla 
ricerca identitaria, nella consapevolezza del nostro territorio, in un prospetto 
ampio. La cultura dà il senso della coesione civile e sociale, ma spesso è 
vittima di carenze finanziarie: l'Amministrazione Provinciale fa sforzi con i 
Comuni per lavorare in termini di crescita.
Portavano quindi il loro saluto il Sindaco di Cremolino, Piergiorgio Giacobbe, 
il Presidente dell'Accademia Urbense Alessandro Laguzzi e altre Personalità. 
Di Fronte al quadro di Garelli raffigurante il Vescovo di Acqui che sale dai 
Malaspina, sintesi di una feudalità significativa, aveva inizio il convegno. Le 
parole molto apprezzate della contessa Gallesio-Piuma insistevano sulla qualità 
della vita all'epoca feudale, con la tripartizione di compiti: pregare, 
difendere i territori e lavorare. La nobiltà ha svolto un ruolo di primo piano, 
permettendo, dalla donazione di Sutri, il radicarsi di uno stato potente, che ha 
condizionato la storia dell'Europa cristiana, con la tripartizione dei poteri 
fino alla Rivoluzione Francese. Poi, la Dichiarazione universale dei diritti 
dell'uomo (figlia della Pallacorda), ha sancito il superamento della vita più 
difficile per i meno abbienti, la maggioranza degli uomini.
Faceva seguito la relazione di Gianluigi Bovio della Torre, docente allo 
Scientifico di Ovada, che metteva in luce, all'interno della Marca Orientale, le 
famiglie Obertenghe. Tra di esse, i Malaspina, dal 1221 divisi in due linee: lo 
Spino Secco e lo Spino Fiorito. Proseguendo nell'ottica di uno stato 
malaspiniano nell'Alto Monferrato, con particolari significativi, il realatore 
citava Prasco al suo ingresso nel "marchionatum cormonini": un'anticipazione del 
programma pomeridiano. Dal 14 67 le vicende successorie portano Cremolino al 
Marchesato di Monferrato: meglio sudditi di un principe che vassalli di 
feudatari.
Del territorio sardo dei Malaspina argomentava Alessandro Soddu, dell'Università 
di Sassari, che citava anche Currado il Giovane, cantato da Dante nell'VIII 
canto del Purgatorio, notando come la Signoria si estenda a macchia di leopardo, 
senza prendere il nome dai luoghi.
A proposito di "borsa e spada", Maria Elena Galleso-Piuma faceva notare che la 
mercatura, ripresa vita con le strade tranquille, rese i mercanti classe 
egemone, anche in Alto Monferrato, con famiglie genovesi non feudali. 
Flavio Conti, Presidente dell'Istituto Italiano dei castelli, da architetto 
parlava appunto di castelli medioevali nel Monferrato, divisi dalla piana di Alessandria in due gruppi. 
Accennando ad architetture pre-medioevali fortificate e proiettando immagini 
interessanti distingueva torri tonde e quadrate, queste ultime in Monferrato. 
Passate in rassegna molte caratteristiche architettoniche nelle torri e nei 
castelli, concludeva con Casale e San Giorgio, dalla facciata d'epoca 
successiva.... elemento cubista...
Per la Provincia di Massa-Carrara, Mario Celi parlava di gestione e riutilizzo 
dei castelli della Lunigiana, con documenti visivi. Il porto di Luni, la via 
Francigena, i castelli di proprietà pubblica (una decina già recuperata)  e di 
proprietà privata, attendono ora di essere insieme messi in rete.
Era poi la volta del direttore dell'Associazione dei castelli del ducato di 
Parma e Piacenza, Pier Luigi Poldi Allaj, che presentava immagini stupende delle 
dimore storiche, con cenni alla storia, all'arte, alla cultura gastronomica 
locale. 
Flavio Cucco, dell'Ente Parco naturale regionale Montemarcello Magra, insisteva 
sul recupero e sulla valorizzazione del castello Doria Malaspina a Calice al 
Cornoviglio, allargando il discorso all'Alta via del Monti Liguri, sito di 
interesse comunitario.
Il Vicepresidente dell'Associazione Castelli Aperti del Piemonte, Guido 
Sebastiano Zerbino, introduceva quindi alla visita del suo castello di Cremolino, 
mettendone in risalto il legame con i Malaspina.
Concludeva i lavori della prima sessione Franca Mollo, per rintracciare le 
origini di un territorio comune. L'inquadramento storico-geografico crea la 
necessità di approfondimento degli studi sulle tipologie del territorio, sul 
paesaggio, sulla qualità della vita, facendo attenzione alla programmazione di 
una zona poco industrializzata, secondo l'analisi dell'Assessore provinciale 
Comaschi.
La visita alla mostra permanente di paramenti sacri e a quella di acquarelli 
sugli angoli caratteristici del Borgo, preludeva infine all'interessante 
percorso al castello di Cremolino, ove i convegnisti venivano accolti con 
signorile cordialità da Guido Sebastiano Zerbino, anche in veste di guida molto 
preparata a livello storico. 
La relazione del sottoscritto verteva su “I castelli del Ducato: una associazione per valorizzare la storia, l’arte, la cultura enogastronomica di un territorio” e le bellissime immagini di tutti i 20 castelli, meglio delle parole, hanno illustrato le peculiari caratteristiche di ognuno. Doverosa, per San Secondo, la citazione delle vicende di Giovanni delle Bande Nere, che nel 1523 comperava il territorio di Aulla, per formarvi un proprio dominio. Ben presto tuttavia sarebbe stato costretto a cedere quei luoghi ai Malaspina, stanti le forti proteste degli stessi Malaspina, di Firenze e di Genova, per nulla desiderosi di avere un tale turbolento vicino.
Anche in Piemonte grande è stata la considerazione verso i castelli parmensi e piacentini che rappresentano un qualificato modello di associazionismo colto e sono, per le zone di pertinenza, punto di riferimento concreto ed imprescindibile. La grande attenzione degli organizzatori del convegno alessandrino e del folto e qualificato pubblico intervenuto attestano che il lavoro svolto da tutti i soci ha collocato l’Emilia occidentale al centro degli interessi e degli studi, quale esempio da seguire. Una enorme responsabilità, quindi, per tutti gli operatori e le pubbliche amministrazioni di non dissipare un patrimonio di forze umane e strutturali all’avanguardia nel contesto turistico nazionale.
Pier Luigi Poldi Allaj

 
