22 febbraio 2006
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Nostro commento

Bellissimo il servizio sul mercato di San secondo, curato nei testi e nelle immagini. Tutto perfetto… salvo un piccolo refuso. Documenti alla mano si può ragionevolmente affermare che la nascita del mercato di San Secondo risalga ad epoca remota (almeno al ’500), non certo agli anni ’50, come evidenziato nella scheda tecnica. E senza dubbio fioriva parallelamente alla evoluzione del borgo e del Casato che ivi governava.

Notizie certe sono in un questionario-relazione del 22 agosto 1803 (4 fruttidoro dell’XI anno della Repubblica Francese) a firma di Antonio Cavalli, conservato presso l’Archivio di Stato di Parma e rispolverato da Manuela Saccani (
SACCANI, M., 1803: San Secondo si presenta a Moreau di Saint-Méry, Archivio Storico delle Province Parmensi, Parma, 1987), due specifici punti – che ritrascrivo – riguardano proprio il mercato di San Secondo.

N. 22 - L'Unico Mercato settimanale ai fa nel mercoledì lungo la Contrada maggiore del Paese da Mezzodì a Settentrione.

N. 23 - Le derrate che lo fanno copioso e bello segnatamente in Primavera sono le Bestie Bovine, che sono abbondanti, ed invece del facile esito che se ne aveva in passato si è ridotto alla difficile combinazione di qualche cambio più per bellezza d'accoppiamento che per bisogno, ed al miserabile smercio di qualche Bestia grama per il macello nostro, de' vicini Paesi, ed al di più di quelli di Parma quando non si provvedono sul Reggiano.
Alla sua stagione cioè all'Autunno ed Inverno gl'animali Suini che allevati in copia da nostri Villici, e dalla classe bisognosa traggono da questo prodotto il mezzo di scontare Porzione di debito col Padrone, contribuire alle spese di estimo e soldo militare rispetto ai primi, di pagare l'affitto di casa gl'aggravi pubblici, e soldo militare ugualmente riguardo ai secondi.
Qualche tristo Cavallo alla stagione prossima alla Mietitura de' Grani per batterli sull'aja. Le Tele di Canapa, la stessa Canapa in Gargiolo, Stoppa e Corda.
L'olio di Vinazzoli che si estraggono dall'Uva spremuta nelle Tine, e così ridotto col Torchio ad acqua. Il Grano, cioè frumento, Fava, Legumi e Melica, di cui però se noti si arricchisse il Mercato con quello della nostra riviera del Po, non basterebbe ad alimentarci quello del Territorio. Le Arti concorrono col frutto de' loro travagli a rendere ricco il Mercato cioè di Ferrarezza in parte qui lavorata, ed in parte tratta dal Bresciano, di Stromenti rusticali in Ferro, e Legno, e di quest'ultimo in lavori per tutte le Arti occorrevoli travagliati sì al Forno che alla Scure, e Scalpello.
La poca frutta del Territorio, e la molta delle vicine Colline e Montagne il formaggio vaccino di discreta bontà di Buttiro, e ricotta, frutto delle nostre vacche, il lardo, l'istrutto salato ed altro frutto porcino, le Ova, Pollami, Verzura, provvedono quelli che per ristrettezza di Patrimonio non hanno Stabili, e vivono sulla Professione.
Finalmente i Merciaj generalmente portanti sulle spalle il loro Tesoro, accorrono in gran numero a questo Mercato, e si dispongono a più linee sulla Piazza dell'Ospedale, esitando con maggiore facilità de' pochi nostri Mercantelli stabili che sono provveduti di Pannine ed altro tutto l'anno. L'apparato però di questo Mercato porta un'idea di consumo imponente, che non è tale in tutte le sue parti; il venditore forestiero parte con denaro invece di lasciarne, manca il compratore de' migliori nostri effetti che sono i Bestiami, in conseguenza l'utile de' Terrieri in giornata è piuttosto illusorio, che reale.

Nello stesso documento, poco prima al n. 19, fra i prodotti tipici del luogo, si fa menzione della famosa “spalla di San Secondo”:

Altra produzione propria del Paese e di grand'ente per la sua riputazione fuori Stato sono le Spalle dell'Animale Suino con osso assicurate con sale e pepe, diffese dal Bertoncino del Suino, ed amagliate con Spago, quali si mangiano cotte, ma non sono saporite se non dopo almeno sei mesi, siccome si travagliano d'Autunno avanzato, ed Inverno, così solamente per l'estate successiva sono in istato di perfetta condizione, e per istruzione s'aggiunge che vi vogliono tante ore a cuocerle, quante sono le libbre d'oncia dodici nel peso d'ognì Spalla.

Nel documento, ripeto dell’agosto 1803, si parla di un glorioso “passato”, il che fa pensare a tempi remoti, vale a dire agli stessi tempi della nascita del borgo, come pure evidenzia, nel 1870, il prevosto Giuseppe Maria Cavalli: “i mercati del mercoledì erano un tempo fiorentissimi, oggidì alquanto scaduti, forse per l’avenamento commerciale
(CAVALLI, G. M., Cenni storici della borgata e Chiesa di San Secondo, Archivio Parrocchiale di San Secondo, 1870, manoscritto).

Di grande significato mi pare anche la testimonianza, nel 1895, di Dante Minghelli Vaini
(
MINGHELLI-VAINI, D., Cenni sul Castello di San Secondo, Roma, 1895, ristampa a cura del Comune di San Secondo, 1992):

Il fiorente commercio, cui giovano un frequentatissimo mercato settimanale ed un'annua fiera, commercio in oggi singolarmente accresciuto da un tramway a vapore che congiunge Parma alla bassa del Po passando pel paese, rende animate le vie di forestieri, giustificando l'esistenza di varii decenti alberghi e caffè. Non poca importanza hanno i mercati del mercoledì, giacchè se vi si importano stoffe, oggetti di vestiario o strumenti di lavoro, l'esportazione supera di gran lunga in valore l'importazione, essendo il paese ricchissimo di vari prodotti, di cui alcuni sono stimati anche sui mercati dell'estero.
Cito per primo il floridissimo commercio di salumi, fra cui celebre la spalla, detta appunto di S. Secondo ed immortalata dal Giusti nei ben noti versi:
            E gridi che il suo Santo è San Secondo
            E che il zampon di Modena del mondo
            Compensa il Duca. (GIUSTI, I brindisi).
L'importante produzione necessita gran numero di braccia ed appunto in quella stagione invernale in cui gli altri lavori sono interrotti: le spalle, i culatelli, i piccoli salami di S. Secondo si trovano presso tutti i grandi negozianti dell'Italia non solo ma di Parigi e di Londra; il resto dei lardi e salumi gode tal fama nelle province limitrofe alla Parmense che la produzione per la grande ricerca ne è assai cospicua, sicchè il decimo ne sarebbe più che sufficiente ai bisogni della popolazione.

Giuste e doverose puntualizzazioni...

 

 

Corte dei Rossi